Nella Napoli medioevale, il campus neapolis era una zona periferica di palude, territorio incolto e caotico fuori le mura della città. In questa area si giocavano le antiche giostre, tradizione di combattimenti che diventavano veri spettacoli per chi, affacciato dalle balconate del palazzo Caracciolo, godeva della vista.

La performance si presenta come una jam corporea che riattiva la memoria fisica del antico campus, rievocando le faide cittadine dove si combatteva anche a costo della vita. Si mette in scena un ring dove si affrontano due squadre di corpi che attingono a due fisicità diverse.
I Bianchi ed i Neri, i Somatici e i Contemporanei, si fronteggiano  e si mostrano a modi parata, tra sfida e parodia di wrestling.

I corpi danzano, si affrontano, si incendiano di forza, istinto e sensualità. Un rito contemporaneo e gioioso che mette in scena l’animalità, l’erotismo e il desiderio di guarigione. Campus Neapolis è un azione partecipata, un invito a muovere il cerchio che circonda la lotta e a trasformare l’antagonismo in resilienza.